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In tra i severi di famiglia padri
Relegato ti giacci, a un nodo avvinto
Di giorno in giorno piú penoso, e fatto
Stallone ignobil de la razza umana.
   D’altra parte il Marito ahi quanto spiace,
E lo stomaco move ai dilicati
Del vostr’Orbe leggiadro abitatori
Qualor de’ semplicetti avoli nostri
Portar osa in ridicolo trionfo
La rimbambita Fe’, la Pudicizia,
Severi nomi! E qual non suole a forza
In que’ melati seni eccitar bile,
Quando i calcoli vili del castaldo
Le vendemmie, i ricolti, i pedagoghi
Di que’ sí dolci suoi bambini altrui,
Gongolando ricorda; e non vergogna
Di mischiar cotai fole a peregrini
Subbietti, a nuove del dir forme, a sciolti
Da volgar fren concetti onde s’avviva
Da’ begli spirti il vostro amabil Globo.
Pèra dunque chi a te nozze consiglia,
Ma non però senza compagna andrai,
Che fia giovane dama, e d’altrui sposa;
Poiché sí vuole inviolabil rito
Del Bel Mondo onde tu se’ cittadino.
   Tempo già fu, che il pargoletto Amore
Dato era in guardia al suo fratello Imene;