Pagina:Poemetti italiani, vol. VI.djvu/76

Che sciorinato poi cada, e difenda
I calzonetti; e quei, d’alto curvando
Il cristallino rostro, in su le mani
Ti versa acque odorate, e da le mani
In limpido bacin sotto le accoglie.
Quale il sapon del redivivo muschio
Olezzante all’intorno, e qual ti porge
Il macinato di quell’arbor frutto,
Che a Ròdope fu già vaga donzella,
E chiama in van sotto mutate spoglie
Demofoonte ancor Demofoonte.
L’un di soavi essenze intrisa spugna
Onde tergere i denti, e l’altro appresta
Ad imbianchir le guance util licore.
   Assai pensasti a te medesmo; or volgi
Le tue cure per poco ad altro obbietto
Non indegno di te. Sai che compagna
Con cui divider possa il lungo peso
Di quest’inerte vita il ciel destina
Al giovane Signore. Impallidisci?
No, non parlo di nozze: antiquo e vieto
Dottor sarei se cosí folle io dessi
A te consiglio. Di tant’alte doti
Tu non orni cosí lo spirto, e i membri,
Perché in mezzo a la tua nobil carriera
Sospender debbi ’l corso, e fuora uscendo
Di cotesto a ragion detto Bel Mondo,