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Consultando gli sgherri, e sol gioiendo
Di trattar l’arme che d’orribil palla
Givan notturne a traforar le porte
Del non meno di voi rivale armato.
Ma i vostri almi nipoti oggi si stanno
Ad agitar tra le tranquille dita
Dell’oriolo i ciondoli vezzosi;
Ed opra è lor se all’innocenza antica
Torna pur anco, e bamboleggia, il mondo.
   Or vanne, o mio Signore, e il pranzo allegra
De la tua Dama: a lei dolce ministro
Dispensa i cibi, e detta al suo palato
E a la sua fame inviolabil legge.
Ma tu non obliar, che in nulla cosa
Esser mediocre a gran Signor non lice:
Abbia il popol confini; a voi natura
Donò senza confini e mente e cuore.
Dunque a la mensa, o tu schifo rifuggi
Ogni vivanda, e te medesmo rendi
Per inedia famoso, o nome acquista
D’illustre voratore. Intanto addio,
Degli uomini delizia, e di tua stirpe,
E della patria tua gloria e sostegno.
Ecco che umíli in bipartita schiera
T’accolgono i tuoi servi: altri già pronto
Via se ne corre ad annunciare al mondo,
Che tu vieni a bearlo; altri a le braccia