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L’avida pianta susurrar! che nozze
Han pur le piante: e zefiro leggero
Discorritor de l’indiche pendici
A quei fecondi amor plaude aleggiando.
Erba gentil (nè v’è sospir di vento)
Vedi inquïeta tremolar sul gambo;
Non vive? e non dirai ch’ella pur senta?
Ricerca forse il patrio margo, e ’l rio;
E duolsi d’abbracciar con le radici
Estrania terra sotto stelle ignote,
E in Europea prigion bevere a stento
Brevi del Sol per lo spiraglio i rai.
E ancor chi sa, che in suo linguaggio i germi
Compagni, di quell’ora non avvisi
Che il Sol da noi fuggendo, a la lor patria
A la Spagna novella il giorno porta?
Noi, pur noi, Lesbia, a la magione invita...
Ma che non può su gl’ingannati sensi
Desir, che segga de la mente in cima!
Non era io teco? a te fean pur corona
Gl’illustri amici. A te salubri piante,
E belve e pesci e augei, marmi, metalli
Ne’ palladii ricinti iva io mostrando.
Certo guidar tuoi passi a me parea;
Certo udii le parole: e tu di Brembo
Oimè! lungo la riva anco tistai.