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     Avvenne poi, che desiando porre
20Due sul frutto vicin l’adunca mano,
L’uno all’altro tentar la preda torre.
     E quindi accesi di furore insano,
Con l’unghie pria si laceraro il volto,
Poi con l’armi irrigar di sangue il piano.
     25Indi più d’un si vide insieme accolto
Solo per tema del potere altrui,
Cui fiero sdegno il freno avea disciolto.
     Poi, per aprir ciascuno i sensi sui,
Con la lingua accennava il suo parere,
30Che fu il modo primiero offerto a lui.
     Perchè sente ciascuno il suo potere,
Come il picciol fanciullo appena è nato,
Ne dimostra col dito il suo volere.
     Scherza il torello alla sua madre a lato,
35Ed appena spuntarsi il corno sente,
Che a cozzar dallo sdegno è già portato.
     Ed adulto l’augello immantinente
Se stesso affida ad inesperti vanni,
Ove il poter natura a lui consente.
     40Poi volendo del ciel fuggire i danni,
Varie pelli alle membra s’adattorno;
Indi tessean di lane i rozzi panni.
     E ciascun componendo il suo soggiorno,
Per sicurezza i lor tugurj uniti
45Cinser di fosse, e di muraglie intorno.