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     E con molt’agio il mira, e rivagheggia,
E sempre il ten più lieto e più gentile,
E fra se dice: qui sarà mia reggia,
Che l’oriente è troppo inculto, e vile.
Così mentre godendo il pargoleggia,
Mira florido errar tra l’erbe aprile,
Che celeste piacer da gli occhi sui
Prima porge a se stesso, e poscia altrui.

     Qui, come Dio, che con un cenno aduna
Quant’ei vuole, e comanda immantinente.
Un palagio real, che vinca ognuna
Opra, non mai più vista in fra la gente
Fè sorger pria, che l’aria cieca e bruna
Uscisse fuor de’ liti d’occidente:
A lato a cui sarian, qual rame ad oro,
L’alte case di Xerse, o Dario o Poro.

     De le più ricche gemme, ch’a noi scopra
L’Arabo, o l’Etiopo, o l’Indo errante,
La porta era vestita, e ferma sopra
Quattro, e quattro colonne di diamante.
Ne le cui sponde ergeasi con bell’opra
Bronzo, ed avea di donna alto sembiante,
Al cui primo apparir ne gli occhi accolto,
Dimostrava spirar, mover il volto.