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     E quella pur lasciata affrettò ’l corso
In ver l’isola altera, ove’l gran figlio
Nacque del buon Saturno, e non fu morso
Dal dente, ed uscì fuor d’ogni periglio.
E poi per l’altra in un momento scorso
Che de l’Italia ha solitario esiglio,
L’ale rivolse da la man finestra
E giunse nel Tirren per la via destra.

     Così di capre intorno va mirando
L’alta irsuta montagna, e ’l lito ameno,
Dolce recesso di Tiberio, quando
Avea posto a nemici il duro freno,
E Sarno vede ancor non molto errando
Gelido entrar de le quet’onde in seno,
E con grande umiltà render il muto
Sebeto, a la fals’onda il suo tributo.

     Qui far Vesevo a le sue chiome calde
Pargli corona di fumoso vento:
E quinci e quindi per le ricche falde
Mover Sileno a passo infermo e lento.
Alfin le dritte sue veloci e falde
Penne, piegando ad alte cose intento
Cader si lascia in sen del bel paese,
Di cui vedere alto desio l’accese.