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     La ben capace, e ricca sala, intorno
Di statue d’or perfettamente belle,
Piena era tutta, che vergogna e scorno
Facean al torchio de l’ardenti stelle.
Le quai sovr’altre, che più vago e adorno
Rendean quel luogo, avean nel lembo quelle
Lode intagliate, che si sparser fuori
Per l’onorate penne de’ migliori.

     D’alto sangue real di somma altezza
(Qui Maria d’Aragona, e d’onestate
Sorgea la prima e di maggior bellezza
Fra quante mai ne furo in altra etate.
De’ duo, che di tenerla ebber vaghezza
Sovra le spalle a tanto incarco nate.
I nomi eran descritti in larga nota,
Pria Ferrante Carafa, e poscia il Rota.

     Gioanna d’Aragona era dappresso,
Tempio d’ogni virtù sacro ed intero.
A questa rari doni ha ’l ciel concesso
Donna immortal, dignissima d’impero;
A costei un Maron fu già promesso
Dal primo dì, che nacque, ed un Omero.
De’ quai potean vedersi i nomi belli
Angelo di Costanzo, e ’l suo Ruscelli.