Quante voci spargean, quanti sospiri, 90Quante lagrime invan l’afflitte amanti!
Or la fortuna or gli aspri suoi desiri
Givan biasmando per le selve erranti.
E ’l giorno ancor, che ’n sì soavi giri
Vinte restar da due bei lumi santi, 95E ’l ciel, che ’n sì bei fior, sì belle rose,
Verme così crudel nel mondo ascose.
Ahi pigro amor, diceano, ov’ora è l’arco
Giusto vendicator de gl’altrui torti?
Come sostien che nel tuo santo varco 100L’iniquo cacciator seco riporti
Tanto alte prede! e che di spoglie carco
De’ semplicetti cor non bene accorti
Superbo vada, non pur sciolto sempre,
Dispregiator de l’amorose tempre?
105Nell’avversario tuo l’ira trabocchi,
Se mai fu mossa per preghiere oneste.
Qual fia domanda che ’l tuo sdegno tocchi
Per alcun tempo, se nol toccan queste?
Quale ha col lume sol de’ suo’ begli occhi 110In mille cor mille sue fiamme deste,
Cotal s’avvampi di se stesso almeno,
Che ’l duol posto in altrui si porti in seno.