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     Nè cosa è più crudel che la vendetta
Che porge amor de le sue torte offese:
Non pur annoda i cor, gli arde, e saetta
Senza nulla curar d’arme o difese;
45Ma quel, che sopra ogni uom pasce e diletta,
E più si brama aver piano e cortese,
Con lo impiombato stral lo punge in loco,
Ch’è tanto ghiaccio, quanto l’altro è foco.

     E chi narrar di ciò volesse esempi,
50Stancar potrebbe mille penne, e mille
Quanti son casi dolorosi ed empi
Nati in le strane, e le propinque ville?
Quante ne’ nostri, e ne gli antichi tempi
Hanno Fedra compagne, Dido, e Fille?
55Quante la bella Enon, che pur temea?
Quante Ariadna, Issifile, e Medea?

     E ciascuna di lor, se ’l vero appare,
Ebbe amor prima, e le sue fiamme a scherno,
Fin che la primavera in piogge amare
60Vider conversa, e ’n tempestoso verno.
Febo a cui vive ’l ciel la terra il mare,
Febo il rettor del divino occhio eterno,
Ben sa per prova quanto danno acerbo
Senta chi contra amor sen va superbo.