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     Non sa che farsi, e già ne l’alma porta
450Quello ardente desir, ch’amor imprime:
Or lo mira or lo prega or lo conforta,
Or torna lasso a le speranze prime:
Apre a’ pianti e sospir talor la porta,
Roder sentendo l’amorose lime:
455E talvolta dicea: che doglia grave
Sente il mio cor che de la morte pave?

     Indi piangendo a la dolce acqua amata
Rivolgea lasso i suoi lamenti e ’l volto;
Chi è dentro ’l tuo seno, onda sacrata,
460Ch’oggi ha me stesso a me medesmo tolto,
Onda, in mio danno, anzi in mia morte nata,
Poscia che stanco al tuo soccorso volto
Per la sete cacciar, temprar l’ardore,
Altra sete, altro ardor m’hai posto in core.

     465Ma tu, qualunque sei, mortale o divo
Giovin leggiadro, che pur Dio mi sembri,
Non esser, prego, del tuo amante schivo
Se cortesia come bellezza assembri:
Di me solingo sempre e fuggitivo
470De gli amorosi lacci or ti rimembri:
Che d’ogni crudeltà, del fallir mio
Piangendo pago doppiamente il fio.