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     Lasciolle viva il ciel l’antica voce,
Onde può geminar l’altrui parole;
Nullo dentro desir la punge, e cuoce,
380Stassi soletta, e non s’allegra o duole;
Ma ’l fero Amor, che, se ben tardi, nuoce,
Le ingiuste offese perdonar non suole.
Tutto sdegnoso loco e tempo aspetta
Per far d’ogni altro e poi di se vendetta.

     385Scaldava il sol di mezzogiorno l’arco
Nel dorso del lion suo albergo caro:
Sotto il boschetto più di frondi carco
Dormia ’l pastor con le sue greggi a paro.
Giaceva il villanel dall’opra scarco
390Vie più di posa che di spighe avaro.
Gli augei, le fere, ogni uom s’asconde e tace,
Sol la cicala non si sente in pace.

     Il bel Narciso di cacciar già lasso,
Vinto dal caldo e dal cammino stanco,
395Cerca ove riposarsi a passo a passo
Or nel suo destro or nel sinistro fianco:
Dentro la valle al fin di vivo sasso
Vide uscir onda di cui forse unquanco
Vide nè Febo nè Diana tale,
400Non che ninfa o pastor tra noi mortale.