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     Avvenne pur, che ’l suo destino un giorno
Costei piangendo inchiuso calle addusse,
Là dove nulla si scernea d’intorno,
260Villa, o pastor, ch’a disturbarla fusse;
Ma ’l sentir risuonar da lunge un corno,
D’odiosa compagnia tema l’indusse,
E per indi fuggir mosse veloce,
Pure accoppiando al suon l’ultima voce.

     265Presta già di partir, dal fianco scorse
Vicin venirsi il giovinetto altero;
Nè pria la vista ne’ dolci occhi porse,
Che si sentì scaldar dentro il pensiero.
Resta in se stessa di fuggirsi in forse,
270Pensando pur se sia fantasma o vero
Che gli appresenti i bei sembianti, e ’l viso
De l’onorata pianta di Cefiso.

     Ben veduto l’avea più volte altrove,
Ma non sì vago, e sì leggiadro in vista,
275Il piccol passo lungamente muove
Quasi del suo partir pentita e trista:
Amor, che nel suo cor fiammelle piove,
E l’ha descritta in l’amorosa lista
Del cominciato suo sentier la piega
280E mal suo grado il dipartir le nega.