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     120Questo è ’l loco che tanto a Vener piacque,
A Vener bella, alla madre d’Amore;
Qui l’arcier frodolente prima nacque,
Che spesso fa cangiar voglia e colore,
Quel che soggioga il cel, la terra e l’acque,
Che tende alli occhi reti, e prende il core,
Dolce in sembianti, in atti acerbo e fello,
Giovene nudo, faretrato augello.

     121Or poi che ad ale tese ivi pervenne,
Forte le scosse, e giù calassi a piombo,
Tutto serrato nelle sacre penne,
Come a suo nido fa lieto colombo:
L’aier ferzato assai stagion ritenne
Della pennuta striscia il forte rombo:
Ivi racquete le triunfante ale,
Superbamente inver la madre sale.

     122Trovolla assisa in letto fuor del lembo,
Pur mo’ di Marte sciolta dalle braccia,
Il qual roverso li giacea nel grembo,
Pascendo gli occhi pur della sua faccia:
Di rose sovra a lor pioveva un nembo
Per rinnovarli all’amorosa traccia;
Ma Vener dava a lui con voglie pronte
Mille baci negli occhi e nella fronte.