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     12E se talor nel cieco labirinto
Errar vedea un miserello amante,
Di dolor carco, di pietà dipinto
Seguir della nimica sua le piante;
E dove Amore il cor gli avesse avvinto,
Li pascer l’alma di due luci sante,
Preso nelle amorose crudel gogne,
Sì l’assaliva con agre rampogne.

     13Scuoti meschin dal petto il cieco errore,
Ch’a te stesso ti fura, ad altrui porge:
Nè nudrir di lusinghe un van furore,
Che di pigra lascivia, e d’ozio sorge:
Costui, che ’l volgo errante chiama Amore,
È dolce insania a chi più acuto scorge,
Sì bel titol d’Amore ha dato il Mondo
A una cieca peste, a un mal giocondo.

     14Quanto è meschin colui, che cangia voglia
Per Donna, o mai per lei s’allegra, o dole,
E qual per lei di libertà si spoglia,
O crede a’ sui sembianti, o a sue parole;
Che sempre è più leggier ch’al vento foglia;
E mille volte il dì vuole e disvuole,
Segue chi fugge, a chi la vuol s’asconde,
E vanne, e vien come alla riva l’onde.