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Che sia gravida d’acque; in folta pioggia;
Quindi si bagnan l’api in un momento,
E patir non potendo il molle incarco,
Cascan prostrate, come morte, a terra,
Di lor coprendo tutta la forcita;
Allor tu con le dita pure, e caste
Raccogli leggiermente i corpi morti
In una tua conchietta, o in un vassojo
Ben netto, e ponvi sopra un bianco panno,
Che esali intorno il grato odor del timo
E stendile sovr’esso ad una ad una.
Nel riguardare avrai gran meraviglia
L’aurato pavimento adorno, e pitto,
Che fanno i corpi lor di color mille;
Qual madreperla, ovver testudin Inda,
Segate in sottil lamine, e polite.
Quando le avrai così raccolte insieme,
Fa che tu curi ancor d’aver riposto
Nel tuo tesoro, non argento, o gemme,
Ma cener puro di silvestre fico,
Più possente rimedio, e più salubre,
Che non son quei del fisico Galeno,
Nè del gran Coo, ch’è padre di tal arte.
Questa polvere poi tepida alquanto
Spargerai sopra le già morte genti,
Voltando il vaso dove raggia il Sole;
Ma s’egli è nube, fa che vegga il fuoco.