Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/25

Il mele infuso, o ’l dolce umor dell’uva;
Che fatto questo, subito vedrai
Non sol quetarsi il cieco ardor dell’ira,
Ma insieme unirsi allegre ambe le parti,
E l’una abbracciar l’altra, e con le labbra
Leccarsi l’ale, i piè, le braccia, e’l petto,
Ove il dolce sapor sentono sparso,
E tutte inebriarsi di dolcezza;
Come quando nei Svizzeri si muove
Sedizione, e che si grida all’arme;
Se qualche uom grave allor si leva in piede,
E comincia a parlar con dolce lingua,
Mitiga i petti barbari, e feroci;
E intanto fa portare ondanti vasi
Pieni di dolci, ed odorati vini;
Allora ognun le labbra, e ’l mento immerge
Nelle spumanti tazze, ognun con riso,
S’abbraccia, e bacia, e fanno e pace, e tregua
Inebriati dall’umor dell’uva,
Che fa obliar tutti i passati oltraggi.
Ma poi che tu dalla sanguinea pugna
Rivocato averai gli ardenti Regi,
Farai morir quel, che ti par peggiore:
Acciò che ’l tristo Re non nuoca al buono,
Lascia regnare un Re solo a una gente,
Siccome anco un sol Dio si trova in Cielo.
L’allegro vincitor, con l’ale d’oro,