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Eserciti stranieri, i replicati
Ostili assedi, le vittrici palme,
Che di gran senno, e di valor armata
Strinse, sconfisse, rintuzzò, raccolse,
Il sa Testona ben munita, e forte
Cittade un tempo; or un deserto fatta,
Inabitato suol cui raro appena
Prisco vestigio urban oggi ne segna
La vasta rena ancor; a sì fatale
Luttuoso esterminio già ridotta
Dal bellico valor, dal forte braccio
Dell’Astegiane, e Chieriesi genti
Che unite a danni suoi sotto il temuto
Gemino accolte trionfal vessillo
Corsero ad espugnarla, e farne al suolo
Precipitar le incendiate mura.
Con qual preclaro, e generoso ardore
Questo popol guerriero, e non mai usa
Nei duri casi dell’avverso Marte
Ad invilir, non fè le valorose
Trionfatrici in pria Galliche schiere
De’ secondi cimenti andar pentiti?
Voi ditelo per me chiare e veruste
Città, tu, a cui coll’umil fiotto il piede
Il bel Tanaro bacia, e tu, che a tergo
Bianco di neve ognor l’erto cacume
Ti vedi torreggiar, Monviso alpestre;