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E all’occhio grata simmetria concorde,
Ma pria che il piè dalla sagrata soglia
I’ tragga fuor del divin Tempio augusto
Ed a profano segno io drizzi, e volga
I Delfici concenti, ah no, non sia
Che i vostri nomi, o sante, o beate alme
Vive stelle di Chieri, onor di questo
Mio patrio suol taciuti io lasci, e senza
Il meritato onor d’Aonie note.
Di voi vuo’ dir, Antiocheni illustri
Campion di Dio, le cui sacrate spoglie
In urna aurata accolte onora, e cole
De’ miei Concittadin lo stuol devoto.
Ah! se il Dio d’Israel al suo diletto
Popol diè già non dubbioso segno
Dell’alta sua protezion sovrana
Allor che in nuova e portentosa guisa
Della contesa Ebrea cherubic’arca
Gli fè il gran don, talchè per lo stupore
L’orgoglioso Filisteo le ciglia
N’ebbe a inarcar; forse non fè sugl’occhi
Di quest’inclita gente avventurosa
Del gran prodigio, che già d’alta gioia
Colmò Israel gioconda espressa imago
Rifolgorar, allor che i due giovenchi
Cui duro giogo non avea per anco
Segnato il vergin collo, arbitri eletti