Siede Chieri, e di là, donde apre il varco
Febo al novello dì, cinta all’intorno
Sen va da un vasto pian, ch’in verdi prati
Lungi si stende, e colti campi aprici,
Bipartito teatro ove natura
Per non finta distanza il curioso
Del passeggier occhio smarrito indarno
Le mete estreme a ricercar n’invita;
Nè meno vaga, e dilettosa scena
Dal lato occidental del bel soggiorno
Offresi al guardo; Ivi d’ameni poggi
Sorge gradata schiera, eletta sede,
Dove Bacco, e Pomona i loro doni
Con benefica man spandendo invitano
L’agiato cittadin scevro di cure
All’autunnale villeggiar festoso,
Ma canti altro di me più gaio vate
I fruttiferi colli, il pian ferace
E il puro Cheriese aer vitale,
Mentr’io, che l’alma di più serie accesa
Mi sento arcane liriche faville
A più alto segno gli Apollinei dardi
Deggio ora sollevar. Scendi pertanto
Sacra musa agli Eroi, terror di Lete
Dotta figlia di Giove, augusta Clio,
E con quell’alma inestinguibil face,
Onde i rosi diplomi, e polverosi