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     Che da capo a piè danna un poemetto,
Se, benchè lunge la medesma rima
Avvien, che fossi a replicar soggetto.
     Pria che dai detti tu dal viso estima
Sempre i giudicj; il Vate abil pittore
Legger vi dee quale cagion gli esprima.
     Pensa, che raro è ritrovar censore,
Che sappia, e voglia, e giudichi a ragione,
E d’un Arisba abbia la mente, e ’l cuore.
     In tal m’avvenni, ch’al divin Marone,
Sebben critico in altro esatto egregio,
D’Eteocle il Cantor però prepone.
     E che? Se quel, cui dee la Francia il pregio
Del più nitido gusto in poesia,
Del Tasso odi parlar poi con dispregio?
     Ogni cosa, per ottima che sia 1,
Punger si può, se a modo tuo la vesti,
E di punger t’invade la mania.
     Così, s’alle querele i motti innesti,
La desolata ancor tenera Elisa
In Taide, o Frine a trasformar verresti.

  1. Un giusto estimatore degli uomini, e del vero merito ben disse a ragione:

    L’esprit d’un mot plaisant peut accoucher sans peine.

    Poes. div. Epit. X. Berlin.