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Dona libero il Gusto a chi gli piace
Del Bello il Senso, e l’ignorante spesso
Fa più del dotto a giudicar capace.
Talora in verde etate, e ’n uom dimesso
S’annida, o ’n tal, che mai non lesse testo,
Soventi alberga ancor nel molle sesso.
Almen nomarne una potrei, che questo
Leggiadro nume ha savia Donna amico,
U’ nol vietasse il suo pensar modesto.
Ch’animo nutre, e cuor più, ch’io nol dico,
Eccelsi, e degna è che novel Petrarca
Sorga per essa ad emular l’antico.
Ma di sue laudi, s’io la lingua ho parca,
È che minor ne fora ogni mio metro,
Nè fral naviglio immenso mar ben varca.
Dunque in tal dubbio di censor t’arretro
Dal troppo ardente ricercarne alcuno.
Da se pur troppo e’ ti verranno dietro,
Pochi ne ascolta almen, se non nissuno,
E pensa, che talor d’ottimo è prova,
Ch’i tuoi carmi dispiacciano a taluno.
Ch’il bel nel brutto, e questo in quel sol trova,
E s’ignoranza non è, che lo imbocchi,
Mattana batte, o forse invidia cova.
Che strilla, se due volte avvien, ch’adocchi
Un vocabolo stesso in un sonetto,
Raggrinza il naso, el muso strigne, e gli occhi.