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     Nè ’l Sofo, che regnò per secol venti,
Scritto avea d’Arte, che già mille, e mille
Del grande Omero ripetean gli accenti;
     E Grecia tutta del superbo Achille
L’ire cantava, e di valor guerriero
Da que’ bei carmi ritraea faville.
     Così se sciorre il gran Cantor primiero
Potè sol per se stesso il divin canto,
Che lungi lascia ogni secondo Omero,
     Qual pro di leggi e d’esplorar cotanto,
Come a forza di regole trapasse
In noi virtù, che di Natura è vanto?
     Nè di Laura il Cantor, finchè dettasse
Dell’Italica lira altri le leggi,
A volar sopra tutti indugio trasse.
     Ma senza queste de’ Toscani seggi
Pur tiene il primo, e ove seguì precetti
Forz’è ch’affiso tra sezzai lo veggi:
     Studia dunque te stesso, e i propri affetti,
Che se possente in te Natura annida,
Uopo non è, ch’altro soccorso aspetti.
     A lei di sviluppar la cura affida
De sensi tuoi l’impression, che sia
Essa d’ogni altra assai più certa guida.
     Perciò sappi quai doti uopo è che dia
A te Natura a questo fine, e sono:
Senso, Imaginazion, Gusto, Armonia.