Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/178

Il piè sinistro ei lo sospinge innanzi,
E quando intento la percossa ei scioglie
La destra pianta sollevando, allunga
La man diritta, e v’accompagna il fianco;
Scoppia la corda liberando il sasso
Ferocemente, ed ei ne va fremendo
E fende l’aria, e l’orgoglioso incontra
E nel gran spazio de la fronte il fere;
Ei di se tolto impallidisce e trema,
Al fin trabocca, e la pianura ingombra
Con l’ampio petto: rimbombaro intorno
Per lungo spazio la riviera e ’l monte,
Onde i pastor per le lontane piagge
Meravigliando dier l’orecchie al suono;
Ma non indugia il fiondator, ch’altero
Corre sul vinto, e gli disarma il fianco
De la gran spada, e verso il ciel lucente
Pur con ambo le man l’acciar solleva
Ed indi i nervi, onde si lega al busto
Quel teschio minaccioso egli percote
Doppiando i colpi e gli recide alfine;
Qual s’austro irato, o s’aquilone atterra
Alto cipresso, che le nubi appressa
L’accolto villanel, perchè si tragga
Comodamente a la cittade il parte,
Onde lucida scure in man si reca
Ed alza ambe le braccia, e giù dal petto