Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Tal freddi il petto, impalliditi il volto
Erano udendo i Cavallier Giudei;
E di loro spavento alto cordoglio
Al lor sommo tiranno empieva il seno;
Ei ne la real tenda altera immensa
D’astro contesta e di gran gemme aspersa
Sovra ricco tesor d’eburnea fede
Stava pensoso, e nubiloso il guardo,
E con la manca sosteneva il mento
Sovr’essa alquanto ripiegando il tergo,
Quando il bon germe del canuto Isai
Al suo cospetto alteramente apparve
Vermiglio ambo le gote e biondo il crine,
E tutto ardito in sul fiorir degli anni;
Nè prima scorge il suo Signor che ’l capo
Inchina umile, e le ginocchia ei piega,
Poi riverente il favellar discioglie
Così dicendo: or non perturbi il petto,
O sommo Re, fra le tue Squadre, alcuno;
Io tuo fedele accetterò l’invito,
E pugnerò col Filistèo Gigante,
A cui rispose d’Israele il Rege:
Mal fornito d’etade e di possanza
Non durerai contro sì fier nemico;
A questi detti sfavillò dal guardo
Nobile ardire il buon figliuol d’Isai
Indi soggiunse il tuo fedel sovente