Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Di cui vado or scegliendo ad uno ad uno
I più bei fiori, e le più verdi frondi;
Di cui mi tesso una ghirlanda nuova,
Non per ornarmi, come già le tempie
Fecero all’età prisca i chiari ingegni,
Ma per donarla a quell’augusto Tempio,
Che ’n su la riva del bel fiume d’Arno,
Fu dagli Antichi miei dicato a Flora.
E tu, TRISSINO, onor del bel paese,
Ch’Adige bagna, il Po, Nettuno, e l’Alpe
Chiudon, deh porgi le tue dotte orecchie
All’umil suon delle forate canne,
Che nate sono in mezzo alle chiare acque,
Che Quaracchi oggi il vulgo errante chiama.
Senza te non fe’ mai cosa alta, e grande
La mente mia, e teco fino al Cielo
Sento salire il susurrar dell’Api,
E risonar per le convesse sfere,
Deh poni alquanto per mi’ amor da parte
Il regal ostro, e i tragici coturni
Della tua lacrimabil Sofonisba,
quel gran Belisario, che frenando
I Gotti, pose Esperia in libertade,
O chiarissimo onor dell’età nostra:
Ed odi quel, che sopra un verde prato,
Cinto d’abeti, e d’onorati allori.
Che bagna or un muscoso, e chiaro fonte,