Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/114


     Dunque duo altar fu la più verde sponda
Uno a Pomona, e a lei un astro alzate:
E quei cospersi pria di lucid’onda
Cantando il suo bel nome al ciel portate,
Tal, ch’ogni antro d’intorno vi risponda,
E suoni il lito l’alta sua beltate;
U’ Damon co’ bei versi imiti Orfeo,
E i Satiri saltando Alfesibeo

     Altri nudo le braccia orride, e forti,
A lottar coraggioso si prepari:
Altri voi lauri, e mirti insieme attorti
(Poichè posti in tal guisa Arabi, e cari
Odor giungete a gli altri odori) apporti,
E fiori mieta amorosetti, e rari,
Altri del fiume le sacre onde intatte
A lei sparga di caldo, e puro latte,

     Io dieci pomi di fin oro eletto,
Ch’a te pendevan con soave odore,
Simil a quel, che dal tuo vago petto
Spira sovente, onde si nutre amore;
Ti sacro umil: e se n’avrai diletto
Doman col novo giorno uscendo fuore,
Per soddisfar in patre al gran disio,
Altrettanti cogliendo a te gl’invio.