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     36Adunque il tanto lamentar che giova?
A che di pianto pur bagnar le gote?
Se pur convien ch’ella ne guidi; e muova?
Se mortal forza contra lei non pote?
Se con sue penne il nostro mondo cova,
E tempra, e volge, come vuol, le rote?
Beato qual da lei suoi pensier solve,
E tutto dentro alla virtù s’involve.

     37O felice colui, che lei non cura,
E che a’ suoi gravi assalti non s’arrende,
Ma, come scoglio, che incontro al mar dura,
O torre, che da Borea si difende,
Suoi colpi aspetta con fronte secura,
E sta sempre provvisto a sue vicende:
Da se sol pende, in se stesso si fida,
Nè guidato è dal caso, anzi lui guida.

     38Già carreggiando il giorno aurora lieta
Di Pegaso stringea l’ardente briglia,
Surgea del Gange il bel solar Pianeta
Raggiando intorno con l’aurate ciglia:
Già tutto parea d’oro il monte Oeta,
Fuggita di Latona era la figlia,
Surgevan rugiadosi in loro stelo
I fior chinati dal notturno gelo.