Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/105


     30E Giulio a lui dentro al fallace sonno
Parea risponder con mente confusa:
Come poss’io ciò far, dolce mio donno,
Che nell’armi di Palla è tutta chiusa?
Vedi i miei spirti, che soffrir non ponno
La terribil sembianza di Medusa,
Il rabbioso fischiar delle Ceraste,
E ’l volto, e l’elmo, e ’l folgorar dell’aste.

     31Alza gli occhi, alza, Giulio a quella fiamma,
Che come un Sol col suo splendor t’adombra;
Quivi è colei, che l’alte menti infiamma,
E che de’ petti ogni viltà disgombra:
Con essa a guisa di semplice damma
Prenderai questa, ch’or nel cor t’ingombra
Tanta paura, e rinvilisce l’alma,
Ch’ella ti serba sol trionfal palma.

     32Così dicea Cupido: e già la Gloria
Scendea giù folgorando ardente vampo:
Con essa Poesia, con essa Istoria
Volavan tutte accese del suo lampo:
Costei parea che ad acquistar vittoria
Rapisse Giulio orribilmente in campo,
E che l’arme di Palla alla sua donna
Spogliasse, e lei lasciasse in bianca gonna.