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il fiore | 339 |
CCXVI
[Franchezza e Venere.]
«Molte salute, madonna, v’apporto
dal vostro figlio, e pregavi, per Dio,
che ’l soccorriate, od egli è in punto rio,
4ché Gelosia gli fa troppo gran torto.
Ché non ha guar ched e’ fu quasi morto
in una battaglia, in la qual fu’ io:
ancor sí par ben nel visaggio mio,
8che molto mi vi fu’ strett’ ed a corto.»
Allor Venusso fu’ molto crucciata,
e disse ben che la fortezza fia
11molto tosto per lei tutta ’mbraciata;
«ed a malgrado ancor di Gelosia,
ella será per terra rovesciata:
14no lle varrá giá guardia che vi sia».
CCXVII
[Venere.]
Venusso si montò sus’un ronzino
corsiere, ch’era buon da cacciagione,
e con sua gente n’andò a Citerone:
4sí comanda che sia prest’al mattino
il carro suo, ch’era d’oro fino.
Immantenente fu messo il limone
e presto tutto, sí ben per ragione
8che, quando vuol, puote entrar in cammino.
Ma non volle caval per limoniere
né per tirare il carro, anzi fé trare
11cinque colombi d’un su’ colombiere;
a corde di fil d’or gli fé legare.
Non bisognava avervi carrettiere,
14ché la dea gli sapea ben guidare.