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334 | poemetti allegorico-didascalici |
CCVI
L’Amante.
Come costor m’andavar tormentando,
en l’oste al Die d’amor sí fu sentita
e sí cognobbor ch’i’ avea infralita
4la boce: immantenente miser bando
che ciascun sí si vada apparecchiando
a me soccorrere a campar la vita,
ch’ella sarebbe in poca d’or fallita,
8sed e’ non mi venisser confortando.
Quando i portir sentiron quel baratto,
immantenente tra lor si giuraro
11ii di non renderla a forza né a patto.
E que’ di fuor ancor sí si legaro
di non partirsi se non fosse fatto,
14e di questo tra lor si fidanzaro.
CCVII
La Battaglia.
Franchezza sí venne primieramente
contra lo Schifo, ch’è molto oltraggioso,
e per sembianti fiero e coraggioso;
4ma quella sí venne molto umilmente.
Lo Schifo sí ponea troppo ben mente,
ché ’n ben guardar era molto invioso,
che quella non potesse di nascoso
8entrar dentr’a la porta con sua gente.
Franchezza mise mano ad una lancia;
sí s’aperse per dare a quel cagnone,
11e crudelmente contra lui la lancia.
Lo Schifo sí avea in mano un gran bastone,
e co lo scudo il colpo sí lo schiancia,
14e fiede a lei e falla gir boccone.