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il fiore 327

CXCII

La Vecchia.

     «Al ben guardar falli’, lassa dolente,
che ciò ch’a l’un togliea a l’altro donava;
come ’l danaio venia, cosí n’andava,
4non facea forza d’aver rimanente.
I’ era di ciascun molto prendente,
e tutto quanto a un ribaldo il dava,
che puttana comune mi chiamava
8e mi battea la schiena ben sovente.
     Questi era quelli che piú mi piacea,
e gli altri, amici dolci i’ appellava,
11ma solamente a costui ben volea,
che molto tosto s’appacificava
con meco, sí battuta non m’avea,
14ché troppo dolzemente mi scuffiava.»

CXCIII

La Vecchia.

     «S’i’ fosse stata, per l’anima mia,
ben savia in giovanezza e conoscente,
ch’i’ era allor sí bella e sí piacente
4che ’n ogne parte novelle ne gia,
i’ sare’ troppo ricca in fede mia;
ma i’ sí ’l dava tutto a quel dolente,
ch’a ben far non fu anche conoscente,
8ma tutto dispendea in ribalderia.
     Né no gli piacque nulla risparmiare
che tutto nol bevesse e nol giucasse,
11tant’era temperato a pur mal fare;
sí ch’a la fin convenne ch’i’ ’l lasciasse,
quand’i’ non ebbi piú che gli donare,
14e me e sé di gran ricchezza trasse.»