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304 poemetti allegorico-didascalici

CXLVI

La Vecchia.

     «Se del giuoco d’amor i’ fosse essuta
ben saggia, quand’i’ era giovanella,
i’ sare’ ricca piú che damigella
4o donna, che tu aggie oggi veduta.
Ch’i’ fu’ sí trapiacente in mia venuta,
che per tutto correa la novella
com’i’ era cortese e gente e bella;
8ma ciò mi pesa ch’i’ non fu’ saputa.
     Or sí mi doglio, quand’i’ mi rimiro
dentro a lo specchio, ed i’ veggo invecchiarmi:
11molto nel mio cuor e’ me n’adiro.
Ver è ched i’ di ciò non posso atarmi,
sí che per molte volte ne sospiro,
14quand’i’ veggio biltate abbandonarmi.»

CXLVII

La Vecchia.

     «Per tutto ’l mondo i’ era ricordata,
com’i’ t’ho detto, de la mia bieltate,
e molte zuffe ne fur cominciate,
4e molta gente alcun’ora piagata;
ché que’ che mi crede’ aver piú legata,
assa’ i mostrav’ i’ piú di duritate:
le mie promesse gli venian fallate,
8ch’altre persone m’avieno inarrata.
     Per molte volte m’era l’uscio rotto
e tentennato, quand’io mi dormia;
11ma giá per ciò io non facea lor motto,
perciò ched i’ avea altra compagnia,
a cui intender facea che ’l su’ disdotto
14mi piacea piú che null’altro che sia.»