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il fiore | 303 |
CXLIV
Bellaccoglienza e la Vecchia.
Allor Bellaccoglienza piú non tarda.
Immantenente lo specchi’ ebbe in mano,
sí vide il viso suo umile e piano:
4per molte volte nello specchio guarda.
La Vecchia che l’avea presa en sua guarda,
le giura e dice: «Per lo Dio sovrano,
ch’unquanche Isotta, l’amica Tristano,
8. . . . . . . . . . . . . .
Come tu se’, figliuola mia, gentile!
Or convien che tu abbie il mi’ consiglio,
11che cader non potessi in luogo vile.
Se non sai guari, non mi meraviglio,
ché giovan uom non puot’esser sottile,
14chéd’ i’, quanto piú vivo, piú assottiglio».
CXLV
La Vecchia.
«Figliuola mia cortese ed insegnata,
la tua gran gioia si è ancor a venire.
Or me convien me pianger e languire,
4ché la mia sí se n’è tutta passata,
né non fie mai per me piú ritrovata,
chéd ella mi giurò di non reddire.
Or vo’ consigliar te, che de’ sentire
8il caldo del brandon, che sie avvisata,
che non facessi sí come fec’io:
de ch’i’ son trista quand’e’ men rimembra,
11ch’i’ non posso tornare al lavorio.
Per ch’i’ te dico ben ched e’ mi sembra:
se tu creder vorra’ ’l consiglio mio,
14tu sí non perderai aver né membra.»