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il fiore 297

CXXXII

Malabocca, Falsembiante e Costretta-Astinenza.

     Malabocca sí ’nchiede i pellegrini
di loro stato e di lor condizione,
e dimandò qual’era la cagione
4ch’egli andavan sí matti e sí tapini.
Que’ disser: «No’ sí siam mastri divini,
e sí cerchiamo in ogne regïone
de l’anime che vanno a perdizione,
8per rimenargli a lor dritti cammini.
     Or par che sia piaciuto al Salvatore
d’averci qui condotti per vo’ dire
11e gastigar del vostro grande errore,
se vi piace d’intender e d’udire».
— «.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
14o fatto, i’ sí son presto d’ubbidire.»

CXXXIII

Astinenza.

     Astinenza sí cominciò a parlare,
e disse: «La vertude piú sovrana
che possa aver la criatura umana,
4sí è della sua lingua rifrenare.
Sovr’ogn’altra persona a noi sí pare
ch’esto peccato in voi fiorisce e grana:
se nol lasciate, egli è cosa certana
8che nello ’nferno vi conviene andare.
     Ché pezz’ ha ch’una truffola levaste
sopra ’l valletto che vo’ ben sapete:
11con grande torto voi il difamaste,
ché non pensava a ciò che vo’ credete.
Bellaccoglienza tanto ne gravaste,
14ch’ella fu messa lá ove vo’ vedete».