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290 | poemetti allegorico-didascalici |
CXVIII
Falsembiante.
«Vedete che danari hanno usorieri,
siniscalchi e provosti e piatitori!
che tutti quanti son gran rubatori,
4e sí son argogliosi molto e fieri.
Ancor borghesi sopra i cavalieri
son oggi tutti quanti, venditori
di lor derrate e atterminatori;
8sí ch’ogne gentil uom fará panieri,
e conviene che vendan casa o terra
infin che i borghesi siar pagati,
11ché giorno e notte gli tegnono in serra.
Ma io, che porto panni devisati,
fo creder lor che ciascheun sí erra,
14e ’nganno ingannatori e ingannati.»
CXIX
Falsembiante.
«Chi sen vuol adirar, sí se n’adiri,
chéd i’ vi pur contrò ogne mio fatto,
s’i’ dovess’esser istrutto intrafatto,
4o morto a torto com furo i martiri,
o discacciato come fu ’l buon siri
Guiglielmo che di Santo Amor fu stratto.
Cosí il conciò la moglie di Baratto,
8però che mi rompea tutti mie’ giri.
Chéd e’ sí fu per lei sí discacciato,
e sol per veritá che sostenea,
11ched e’ fu del reame isbandeggiato.
De mia vita fé libro, e sí leggea
che non volea ch’i’ gisse mendicato:
14verso mia madre troppo misprendea!»