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286 | poemetti allegorico-didascalici |
CX
Falsembiante.
«Ancor sí non comanda la scrittura
che possent’ uom di corpo cheggia pane,
né che si metta a viver d’altru’ ane:
4questo non piace a Dio né non n’ha cura;
né non vuol che l’uon faccia sale o mura,
de le limosine, alle genti strane;
ma vuol ch’uon le diparta a gente umane
8di cui forza e santade ha gran paura.
E sí difendea ’l buono Giustiziano,
e questo fece scriver nella legge,
11che nessun dia limosina a uom sano
che truovi a guadagnare, e tu t’avvegge
ch’a lavorare e’ non vuol metter mano;
14ma vuol che tu ’l gastighi e cacci e fegge.»
CXI
Falsembiante.
«Chi di cota’ limosine è ’ngrassato
in paradiso non de’ attender pregio,
anzi vi de’ attender gran dispregio,
4almeno se non è privilegiato;
e s’alcun n’è, sí n’è fatto ingannato
el Papa che li diè il su’ collegio,
ché dar non credo dovria privilegio
8ch’uom sano e forte gisse mendicato.
Ché le limosine che son donate
a’ vecchi o magagnati san possanza,
11a cui la morte seria gran santate,
colui che le manuca in lor gravanza
elle gli fieno ancora ben comprate:
14di questo non bisogna aver dottanza!»