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272 | poemetti allegorico-didascalici |
LXXXII
Dio d’amore.
Amor disse a’ baroni: «I’ v’ho mandato
perché convien ch’i’ aggia il vostro aiuto,
tanto che quel castel si’ abbattuto,
4che Gelosia di nuovo ha giá fondato.
Onde ciascun di voi è mi’ giurato:
sí vi richeggio che sia proveduto
per voi in tal maniera che tenuto
8non sia piú contra me, ma si’ atterrato.
Ché pur convien ch’i’ soccorra Durante,
chéd i’ gli vo’ tener sua promessione,
11ché troppo l’ho trovato fin amante.
Molto penò di tòrrelmi Ragione:
que’ come saggio fu sí fermo e stante
14che no lle valse nulla su’ sermone».
LXXXIII
Il consiglio della Baronia.
La Baronia si fece parlamento
per devisar in che maniera andranno,
o la qual porta prima assaliranno.
4Sí fur ben tutti d’un accordamento,
fuor che Ricchezza, che fé saramento
ch’ella non prenderebbe per me affanno,
ned al castel non darebbe giá danno
8per pregheria, né per comandamento
che nessuna persona far potesse,
per ciò ch’i’ non volli anche sua contezza:
11sí era dritto ch’i’ me ne pentesse.
Ben disse ch’i’ le feci gran carezza
sotto dal pin, ma non ch’ancor vedesse
14che Povertá non m’avesse in distrezza.