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266 poemetti allegorico-didascalici

LXX

L’Amante e Amico.

     — «Po’ mi convien ovrar di tradigione
e a te pare, Amico, ch’i’ la faccia,
i’ la farò, come ch’ella mi spiaccia,
4per venir al disú di quel cagnone.
Ma sí ti priego, gentil compagnone,
se sai alcuna via che sia piú avaccia
per Malabocca e’ suo’ metter in caccia,
8e trar Bellaccoglienza di pregione,
     che tu sí la mi insegni, ed i’ v’andrò,
e menerò con meco tal aiuto
11ched i’ quella fortezza abbatterò.»
— «E’ non ha guari ch’i’ ne son venuto»,
rispuose Amico, «ma ’l ver ti dirò,
14che s’i’ v’andai, i’ me ne son pentuto.»

LXXI

Amico.

     «L’uom appella il cammin Troppo-Donare,
e fu fondato per Folle-Larghezza;
l’entrata guarda madonna Ricchezza,
4che non i lascia nessun uom passare,
se non è su’ parente o su’ compare:
giá tanto non avrebbe in sé bellezza,
cortesia né saver né gentilezza,
8ched ella gli degnasse pur parlare.
     Se puo’ per quel cammin trovar passaggio,
tu sí abbatterá’ tosto il castello,
11Bellaccoglienza trarrá’ di servaggio.
Non vi varrá gittar di manganello,
ned a le guardie lor folle musaggio,
14porte né mura, né trar di quadrello.»