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258 | poemetti allegorico-didascalici |
LIV
Amico.
«Se tu non puo’ parlar a quella ch’ami,
sí le manda per lettera tu’ stato,
dicendo com’Amor t’ha sí legato
4ver lei, che ma’ d’amarla non ti sfami;
e le’ dirai: ‘Per Gieso Cristo, tra’mi
d’esti pensier che m’hanno sí gravato!’
Ma guarda che lo scritto sia mandato
8per tal messaggio che non vi difami.
Ma nella lettera non metter nome;
di lei dirai ‘colui’, di te ‘colei’:
11cosí convien cambiar le pere a pome.
Messaggio di garzon ma’ non farei,
ched e’ v’ha gran periglio, ed odi come:
14non ha fermezza in lor; per ciò son rei.»
LV
Amico.
«E se la donna prende tu’ presente,
buon incomincio avra’ di far mercato;
ma se d’un bascio l’avessi inarrato,
4saresti poi certan del rimanente.
E s’ella a prender non è conoscente,
anzi t’avrá del tutto rifusato,
sembianti fa che sie forte crucciato,
8e partiti da lei san dir niente.
E poi dimora un tempo san parlarne
e non andar in lungo ov’ella sia,
11e fa sembiante che non hai che farne.
Ell’enterrá in sí gran malinconia
che no lle dimorrá sopr’osso carne;
14sí si ripentirá di sua follia.»