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256 | poemetti allegorico-didascalici |
L
Amico.
«A Malabocca vo’ primieramente
che tu sí no gli mostri mal sembiante,
ma se gli passe o dimore davante,
4umile gli ti mostra ed ubbidente.
Di te e del tuo gli sie largo offerente
e faccia di te come di su’ fante:
cosí vo’ che lo ’nganni, quel truante
8che si diletta in dir mal d’ogne gente.
Col braccio al collo si diè on menare
il su’ nemico, insin che si’ al giubbetto,
11co le lusinghe, e po’ farlo impiccare.
Or metti ben il cuor a ciò c’ho detto:
di costu’ ti convien cosí ovrare,
14insin ch’e’ sia condotto al passo stretto.»
LI
Amico.
«Impresso vo’ che tu aggie astinenza
di non andar sovente dal castello,
né non mostrar che ti sia guari bello
4a riguardar lá ov’è Bellaccoglienza;
ché ti convien aver gran provedenza
insin che Malabocca t’è ribello,
ché tu sa’ ben ch’egli è un mal tranello
8che giorno e notte grida. E’ n’ho giá tenza!
De l’altre guardie non bisogna tanto
guardar, com’e’ ti fa di Malabocca,
11ch’elle starian volentier da l’un canto;
ma quel normando incontanente scocca
ciò ched e’ sa, ed in piazza ed a santo,
14e ch’on truova di sé e’ mette in cocca.»