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il fiore | 251 |
XL
L’Amante.
I’ le dissi: «Ragion, or sie certana,
po’ che Natura diletto vi mise
in quel lavor, ched ella nol v’assise
4giá per niente, ché non è sí vana.
Ma per continuar la forma umana
sí vuol ch’uon si diletti in tutte guise
per volontier tornar a quelle assise,
8ché ’n dilettando sua semenza grana.
Tu va’ dicendo ch’i’ non mi diletti,
mad i’ per me non posso giá vedere
11che sanza dilettar uon vi s’assetti
a quel lavor! Per ch’i’ ho fermo volere
di dilettar col fior non me ne getti.
14Faccia Dio po’ del fiore su’ piacere!».
XLI
Ragione.
— «Del dilettar non vo’ chiti tua parte»
disse Ragion «né che sie sanz’amanza,
ma vo’ che prendi me per tua ’ntendanza;
4ché tu non troverai in nulla parte
di me piú bella (e n’aggie mille carte),
né che ti doni piú di dilettanza.
Degna sarei d’esser reina in Franza:
8sí fa’ follia, s’ tu mi getti a parte.
Ch’i’ ti farò piú ricco che Ricchezza,
sanza pregiar mai rota di Fortuna,
11ch’ella ti possa mettere in distrezza.
Se ben mi guardi, in me non ha nessuna
fazzon che non sia fior d’ogne bellezza;
14piú chiara son che non è sol né luna.»