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il fiore 241

XX

L’Amante e Bellaccoglienza.

     Udendo quella nobile novella
che que’ genti messaggi m’apportaro,
sí fortemente il cuor mi confortaro
4che di gioia perde’ quasi la favella.
Nel giardin me n’anda’ tutto ’n gonnella,
sanz’armadura, come comandaro,
e sí trovai quella col viso chiaro,
8Bellaccoglienza. Tosto a sé m’appella,
     e disse: «Vien’avanti e bascia ’l fiore;
ma guarda di far cosa che mi spiaccia,
11ché tu ne perderesti ogne mio amore».
Sí ch’i’ allor feci croce de le braccia,
e sí ’l basciai con molto gran tremore,
14sí forte ridottava sua minaccia.

XXI

L’Amante.

     Del molto olor ch’ai cor m’entrò basciando
quel prezioso fior, che tanto aulia,
contar né dir per me non si poria;
4ma dirò come ’l mar s’andò turbando
per Malabocca, quel ladro normando,
che se n’avvide e svegliò Gelosia
e Castitá, che ciascuna dormia;
8per ch’i’ fu’ del giardin rimesso in bando.
     E sí vi conterò de la fortezza
dove Bellaccoglienza fu ’n pregione,
11ch’Amor abbatté poi per su’ prodezza;
e come Schifo mi tornò fellone
e lungo tempo mi tenne in distrezza,
14e come ritornò a me Ragione.

Poemetti Allegorico-Didattici. 16