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240 | poemetti allegorico-didascalici |
XVIII
Venus e Bellaccoglienza.
«Tu falli troppo verso quell’amante»
disse Venusso «che cotanto t’ama;
ned i’ non so al mondo sí gran dama
4che di lui dovess’esser rifusante:
ch’egli è giovane, bello e avvenante,
cortese, franco e pro’ di buona fama.
Promettili un basciar, e a te ’l chiama,
8ché non ha uom nel mondo piú celante.»
Bellaccoglienza disse: «I’ vo’ che vegna,
e basci il fior che tanto gli è ’n piacere,
11ma’ ched e’ saggiamente si contegna;
ché siate certa che non m’è spiacere».
— «Or gli ne manda alcuna buona ’nsegna»
14disse Venus «e fagliele assapere.»
XIX
L’Amante.
Per Bel-Sembiante e per Dolze-Riguardo
mi mandò la piacente ch’i’ andasse
nel su’ giardin e ch’io il fior basciasse;
4né non portasse giá lancia né dardo,
ché lo Schifo era fatto sí codardo
che non mi bisognava ch’i’ ’l dottasse;
ma tuttor non volea ched i’ v’entrasse,
8sed e’ non fosse notte ben a tardo.
«Perciò che Castitá e Gelosia
sí hanno messo Paura e Vergogna
11in le’ guardar, che non faccia follia;
ed un villan che truov’ogne menzogna
la guarda, il qual fu nato in Normandia,
14Malabocca, que’ ch’ogne mal sampogna.»