Pagina:Poemetti allegorico-didattici del secolo XIII, 1941 – BEIC 1894103.djvu/241


il fiore 235

VIII

L’Amante.

     Se mastro Argus che fece la nave,
in che Giason andò per lo tosone,
e fece a conto regole e ragione
4e le diece figure, com’on save,
vivesse, gli sarebbe forte e grave
multiplicar ben ogne mia quistione
ch’Amor mi move, sanza mesprigione.
8E di ciascuno porta esso la chiave,
     ed hàllemi nel cor fermate e messe,
con quella chiavicella ch’i’ v’ho detto,
11per ben tenermi tutte sue promesse.
Per ch’io a sue merzé tuttor mi metto,
ma ben vorre’ che, quando gli piacesse,
14e’ m’alleggiasse il mal che sí m’ha stretto.

IX

L’Amante e Ragione.

     Dogliendomi in pensando del villano
che sí vilmente dal fior m’ha lungiato,
ed i’ mi riguardai dal dritto lato,
4e sí vidi Ragion col viso piano
venir verso di me, e per la mano
mi prese e disse: «Tu se’ sí smagrato!
I’ credo che tu ha’ troppo pensato
8a que’ che ti fará gittar in vano,
     ciò è Amor, a cui dat’hai fidanza.
Ma se m’avessi avuto al tu’ consiglio,
11tu non saresti gito co llu’ a danza;
ché sie certano, a cu’ e’ dá di piglio,
egli ’l tiene in tormento e malenanza,
14sí che su’ viso non è mai vermiglio».