Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
234 | poemetti allegorico-didascalici |
VI
L’Amante e lo Schifo.
Partes’ Amore su’ ale battendo
e ’n poca d’or sí forte isvanoio
ched i’ nol vidi poi né no ll’udio,
4e lui e ’l su’ soccorso ancor attendo.
Allor mi venni forte ristrignendo
verso del fior che sí forte m’ulio,
e per cu’ feci omaggio a questo Dio,
8e dissi: ‘Chi mi tien ched i’ nol prendo?’.
Sí ch’i’ verso del fior tesi la mano,
credendolo aver colto chitamente;
11ed i’ vidi venir un gran villano
con una mazza, e disse: «Or ti ste’ a mente
ch’i’ son lo Schifo, e sí son ortolano
14d’esto giardin. I’ ti farò dolente!».
VII
L’Amante.
Molto vilmente mi buttò di fora
lo Schifo, crudo, fello e oltraggioso,
sí che del fior non cred’esser gioioso,
4se Pietate e Franchezza no ll’accora.
Ma prima, credo, converrá ch’eo mora;
per che ’l me’ core sta tanto doglioso
di quel villan, che stava lá nascoso,
8di cu’ non mi prendea guardia quell’ora.
Or m’ha messo in pensero e in dottanza
di ciò ched i’ credea aver per certano,
11sí ch’or me ne par essere in bilanza.
E tutto ciò m’ha fatto quello strano!
Ma di lui mi richiamo a Pïetanza,
14che venga a lui collo spunton in mano.