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220 poemetti allegorico-didattici

mostraro il campo aver abbandonato;
per quel caval fu Troia isfatt’e morta,
che ’l miser dentro ed abbattêr la porta,
sí come ’l tradimento ier’ordinato.

     Passante ’l giorno, la notte vegnente, 283
dipinto v’è come’ Greci tornaro;
entrò dentro da Troi’ tutta la gente,
e preserla e disfecerla e rubaro;
e tutto v’è dipinto chiaramente,
come li traditor in mar entraro;
Priàn ucciser al tempio Appollino,
ucciser ’Cuba e Cassandra e ’l divino;
ed èvi com’Alena dicollaro.

    Èvi com’Eneàs entrò in mare, 284
col su’ lignaggio e i nobili e piú degni;
e come ’l mar si mostro lor soave,
e com’avevan .xxxij. gran’ legni,
con molti arnesi che rubati n’have.
Crucciârsi i venti per divini segni;
ebber fortuna e molti n’annegaro.
A Cartaggi arrivâr que’ che scamparo;
cercâr marin’assai, cittadi e regni.

     Ed èvi come ’l popul de’ Troiani, 285
che ne scampâr, fondâr ne la marina,
(e que’ fuôr que’, ch’uom chiama i Viniziani)
per non star sotto a re né a regina;
e d’Eneasse nacquero i Romani,
Remùs e Romulùs d’una beghina.
Notricògli un porcaio con troie e becchi,
perciò mangian le cuotiche e gli orecchi:
sagrossi al tempio lor madre meschina.

    Èvi dipinto il grande trionfale, 286
che fanno i Greci ai lor combattitori;