mandâr per legni in tutte regioni;
èvi ’l navilio grande e ’l guernimento;
navi, galee, barche e galeoni
per novero vi son ben mille e cento;
èvi ciascun signor co la sua gente
dipinto col navilio apertamente;
sonvi le ’nsegne e ’l nobile armamento.
Èvi Telamonùs di Salemmine, 254
coi suoi cinquanta legni ben armati;
Tencieri, Anfimacusso, re e reine,
con lui baroni e conti assai pregiati;
Pollisenàr, Tessèu a le marine
per compagnon’ Telamòn fuôr menati;
e fuvi ’l buon Nestore e ’l pro’ Toasse,
de la cittade di Coliciasse;
con ricca gente si son presentati.
Èvi Decimenosso e Meriusso, 255
con legni .xxxiij. di bella guisa;
Capusso ed Agiusso ed Elinusso
cinquanta sette n’ebbero a la ’mpresa;
èvi Filitoasse e Santipusso,
ch’ebber cinquanta legni d’un’assisa;
Domeriusso e Meriòn ottanta,
e Ulizesse vi n’ebbe quaranta,
cinquanta n’ebbe Accillesse di Frisa.
E con diece vi fu Mineriusso, 256
che fu di Tigri Pilarge la terra;
e con cinquanta il buono Apportacusso,
Protesselau con cinquanta da guerra;
xxxij. Pollidùs, Menelausso,
se lo pintor che le pinse non l’erra;
èvi Pollibitesse e Leochini
con .xxv. e fuôr german’ cugini:
fuôr di Caldea, ben armati a ferra.