Molto v’è scorto quando il re Priàno, 246
Ecuba e’ figli sepper la novella;
ch’ierano a un castel di Troi’ lontano:
piangea Priàno il padre e la sorella,
e ’l gran dannaggio che sofferto aviàno;
e tutto v’è come rifecer quella,
di grande giro e di forte statura;
sei mastre porte v’ebbe e torr’e mura,
un gran leon d’overa molto bella.
La prima porta ebbe nome Dardana, 247
e la seconda porta Antoridesse,
e Schea la terza, e la quarta Fiana;
Ilia la quinta credo nome avesse,
Lucea la sesta e non fu la sovrana;
ebbevi torri assai, merlate e ispesse;
e fu fondata per istorlogia,
fu scritta in Dardaná la profezia,
che Troi’ perìa, chi la porta abbattesse.
Ben fu di giro tre grandi giornate, 248
com’uno scudo fu quasi in paruta;
le mura d’alto mare intorneate,
piú bella al mondo mai non fu veduta.
Come Priàn mandò per l’amistate,
fe’ parlamento quando fu venuta;
e disse lor come ’l padre fu morto,
che si volea vengiar di sí gran torto,
e come Esionà sia lor renduta.
E tutto v’è come mandò Antenore, 249
con ricca e nobil bell’ambasceria;
e come ’l re Pelleusso e Nestore,
e Talamon, ciascun mal rispondea;
e come ’n Grecia n’ebbe gran romore,