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l’intelligenza 199

i cavei sori crespi e ’nanellanti
di pietre preziose del Mar Rosso;
con rilevate rose un vestir rosso,
con cerchio d’oro a la gola davanti.

     Il qual multiplicava il gran bellore, 206
e la bianchezza di sua bella gola;
Cesare che n’avea ferito ’l cuore,
non poteva parlar né dir parola.
Cint’era un cuoio di serpente in quell’ore,
di gran bieltá sovr’ogn’altr’iera sola:
la mantadura e ’l fermaglio davanti,
con que’ cari rubin’ maraviglianti,
ch’una cittá valea pur l’una sola.

     La fronte avea lucente ed ampia e piana, 207
e’ sovraccigli sottili e ben volti;
dell’altre donne belle è la sovrana,
colli occhi vaghi e co’ cape’ risolti:
neente vide, chi laudò Morgana.
I suoi labbri grossetti e bene accolti,
naso affilato e bocca picciolella,
e i denti minutelli e bianchi in ella,
e i gai sembianti c’ha nel viso effolti.

     Con quelle spalle piane e sí ben fatte, 208
con quel petto grossetto e sovrastante,
e l’anche avea grossette e isnelle e adatte,
le man’ sottili e i nodi d’un sembiante;
le gambe sue grossette e ben ritratte,
e ’l piè su’ corto e dritto e ben calzante;
quiv’eran li semenzi e’ gran’ pimenti,
li arnesi cari e’ begli adornamenti,
in vasi d’oro a fini pietre ornante.

     Quivi avea fini nardi fioritissimi, 209
di cennami forniti e ’mbalsimati;